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DA VEDERE AD AGRIGENTO

A breve saranno disponibili informazioni dei seguenti siti della provincia di Agrigento: Riserva Naturale Macalube (Aragona), Eraclea Minoa, Lampedusa, Linosa, Militello Val di Catania, Scala dei Turchi (Realmonte), Porto Palo, Racalmuto, Sambuca di Sicilia, Sant'Angelo Muxaro, Sciacca, Siculiana

  

Casa di Pirandello

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Casa di Pirandello: a poco più di tre chilometri dal centro storico ed a circa due dalla Valle dei Templi, si erge la casa del drammaturgo agrigentino famoso in tutto il mondo: Luigi Pirandello. Egli vi nacque il 28 giugno del 1867 quando i suoi genitori vi si trasferirono durante un'epidemia di colera. La Casa Romita ed il Pino Solitario, in cui Luigi Pirandello trasorse la vita, divennero nel tempo i luoghi che ispirarono la sua fantasia. Nel 1949 la casa, acquistata in seguito dalla Regione Siciliana, venne dichiarata monumento nazionale. Malgrado non abbia particolari pregi artistici o architettonici, è divenuta nel tempo un prezioso simbolo per la cultura mondiale ed un'importante meta per studiosi e turisti. All'interno sono contenuti tutti quegli oggetti che testimoniano la vita e le opere di Luigi Pirandello.

Particolarmente significative sono le foto che lo ritraggono nel 1934 mentre ritira il premio Nobel. Un lungo e stretto viale porta al famoso Pino Solitario la cui chioma fu strappata da una tromba d'aria nel 1997. Luogo di contemplazione ed ispirazione ha alle sue radici una rozza pietra, scolpita dall'artista Marino Mazzacurati, ove sono murate le ceneri di Pirandello.
Indirizzo: Contrada Caos - Tel: 0922622111
Apertura: periodo invernale 9-13 e 14-19 / periodo estivo 8,30-13 e 14-20
Biglietto: € 2,00 intero / € 1,00 ridotto

 

Valle dei Templi

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Costo del biglietto multiplo a persona:
Biglietto: intero € 4,50  -  ridotto € 2,00
Antiquarium Villa Aurea + Valle dei Templi = € 5,00
Antiquarium Villa Aurea + Valle dei Templi + Museo  Archeologico =
intero € 6,00 - ridotto € 3,00

Tempio della Concordia
Il Tempio detto della Concordia che si erge lungo la via Sacra, deve il suo nome ad una iscrizione latina di età imperiale con dedica alla "concordia degli agrigentini" erroneamente messa in rapporto con l' edificio. La sua costruzione di stile dorico è imputata dal 440 al 430 A.C.
Esso si erge su un forte basamento adattato all’inclinazione del suolo, con fondazione a vespaio. Il suo krepidoma è formato da quattro gradini e lo stilobate misura m 16,925 x 39,42. Ben conservata risulta la trabeazione con l'epistilio, il triglypho ed il geison. La sima aveva gocciolatoi a protome leonina. All' interno della peristasi è inserito il naos o cella, con pronao e opistodomo in antis dalla lunhezza di m 28,36 ed una larghezza di m 9,44. Le sue colonne hanno un’altezza di m 6,72. L'esterno e l'interno del tempio erano ricoperti di stucco policromo.
La sua trasformazione in basilica cristiana, avvenuta agli inizi del VII sec. d.C., contribuì alla sua buona conservazione. Si narra che il vescovo Gregorio di Agrigento si stabilì nel tempio pagano dopo aver scacciato i demoni Eber e Raps, dedicandolo ai santi Apostoli Pietro e Paolo. La costante tradizione del medesimo culto, dai simulacri pagani alla dedica del Vescovo Gregorio, hanno fatto pensare a una originaria dedicazione del tempio alla coppia dei Dioscuri.
 

Tempio di Ercole
Il Tempio di Ercole, costruito presumibilmente alla fine del VI secolo A.C., è il più antico tra i templi agrigentini. Cicerone lo descriveva molto vicino all’agorà, ove oggi sorge il punto di ristoro. Al tempo di Akragas Ercole era molto venerato tanto che in suo onore erano organizzate delle feste dette “Eraclee”.
Al suo interno vi era una statua di bronzo raffigurante Ercole, dal mento divenuto lucido perché frequentemente baciato dai fedeli. Il tempio venne in seguito distrutto da un terribile terremoto. nel 1920 si è provveduto a rialzare le otto colonne che oggi si possono ammirare.

Tempio dei Dioscuri
La costruzione del tempio dei Dioscuri risale al IV secolo A.C. Esso, divenuto il simbolo turistico di Agrigento, è chiamato dalla popolazione “le tre colonne” malgrado oggi ne siano visibili quattro. Ciò dovuto alla sua ricostruzione che, iniziata nel secolo scorso, aveva portato a ricollocare in un primo tempo appunto tre delle quattro colonne.
La leggenda racconta che Castore e Polluce erano due gemelli nati dall’unione di Leda e Giove. Polluce, al contrario di Castore, era immortale. Alla morte di Castore, Polluce chiese al padre di renderlo mortale per poter raggiungere il fratello.
Zeus, per esaudire il suo desiderio, fece sì che i due tornassero alla vita alternativamente, un giorno ciascuno.
Furono posti inoltre nella costellazione dei Gemelli dove quando una stella muore un’altra nasce.

Tempio di Esculapio
ll Tempio di Esculapio, costruito fuori dalle mura della città, era luogo di pellegrinaggio dei numerosi malati che vi si recavano per chiedere di essere guariti. Le pareti del tempio erano ricoperte da “ex voto” che venivano lasciati dai malati che ricevevano la grazia della guarigione. Al suo interno era presente una statua in bronzo raffigurante il dio Esculapio, che venne però trafugata da Verre.

Quartiere Ellenistico Romano
Il disegno urbano di Agrigento, risalente alla seconda metà del VI secolo a.C. quando la città si estendeva dalla Rupe Atenea fin sotto la collina dei Templi, rimase inalterato nei successivi secoli contrassegnando la città ellenistico romana della quale oggi sono conservate alcune abitazioni del II secolo a. C.
La Casa del Peristilio, il cui nucleo originario era formato da un peristilio ellenistico con una vasca centrale, venne ampliata nell’epoca romano-imperiale fino a comprendere una casa adiacente con atrio di tipo italico e della quale ancora ben visibili eccellenti pavimenti a mosaico.

Tomba di Terone
La Tomba di Terone si erge in prossimità della Porta Aurea.
Terone fu un il tiranno che governò Akragas dal 488 a.C. al 472 a.C.
Dagli studi effettuati su questa costruzione è emerso che potrebbe trattarsi di un mausoleo costruito dai Romani nel 262 A.C. in memoria degli oltre 30 mila militari caduti durante l’assedio di Agrigento, oppure di un mausoleo costruito nel II o III secolo D.C. dalla forma simile a quella di altri mausolei africani.

Tempio di Vulcano
Il Tempio di Vulcano risalente al V secolo a.C. Nonostante poco sia rimasto del Tempio si presume che doveva trattarsi di un’imponente costruzione composta da ben 34 colonne. Resti di un tempietto arcaico vennero scoperte nelle sue fondamenta.

Tempio di Giove
La costruzione del Tempio di Giove fu iniziata intorno al 480 a.C. ma mai portata a termine. Considerato il suo basamento di m.113,45 x m. 56,30, se terminato sarebbe stato il tempio più grande costruito dai greci.
Nelle sue colonne, alte  circa 18 metri, all’altezza di 11 metri, erano presenti dei giganti chiamati Atlanti o Telamoni. Essi sembrava che dovessero reggere il peso dell’architrave così come Atlante, condannato da Zeus per aver aiutato i Titani, doveva reggere il mondo
Oggi è rimasto ben poco del Tempio. Alcuni dei suoi ruderi vennero tra l’altro utilizzati per costruire il molo del porto di Porto Empedocle, durante il periodo di Carlo III di Borbone.
Alcuni reperti come delle teste di altri giganti, la riproduzione del tempio ed un Telamone fedelmente ricostruito da Raffaello Politi, sono conservati al museo archeologico di San Nicola.

Tempio di Giunone Olimpico
Il Tempio di Giunone venne costruito intorno alla metà del V secolo a.C. Esso si erge nella parte più alta dell'antica città greca. Dedicato alla dea Era Lacinia (Giunone) moglie di Zeus, il Tempio è composto da sei colonne in larghezza e tredici in lunghezza.
Presso questo tempio gli antichi Greci celebravano i loro matrimoni successivamente ad un particolare rito: un'agnella, portata in offerta dagli sposi prima che il matrimonio venisse celebrato, veniva bagnata con acqua fredda, se questa tremava il matrimonio non sarebbe stato celebrato in quanto presagio di poca felicità.
Nel tempo gli sposi si recavano inoltre presso il Tempio portando in dono la cintura della sposa che, a causa della gravidanza, le diventava sempre più stretta. Nella parte est  del tempio invece un’altare veniva utilizzato per i sacrifici in onore della dea Era Lacinia.
Una statua, raffigurante la dea Giunone, era presente all'interno del Tempio ed era uso che gli uomini e le donne sposate e tradite si rivolgessero ad ella per condividere il loro destino. Il pavimento del Tempio, originariamente in marmo bianco, durante la dominazione romana venne sostituito. Oggi, delle arrossature sulle strutture, sono a testimonianza di un incendio.

Museo Archeologico
Il museo archeologico di Agrigento, inaugurato nel giugno del 1967, è oggi uno dei siti più frequentati dai turisti che visitano la Valle dei Templi.
E' situato vicino il quartiere ellenistico-romano ed a poche centinaia di metri dalla “via sacra” in cui si ergono templi dorici. E' suddiviso in due settori nei quali sono custoditi reperti rinvenuti all'interno ed all’esterno della città.
Molti sono i reperti al suo interno che testimoniano la storia delle civiltà che fiorirono nell’area vicina.
Tra tanti spicca la presenza di un maestoso Telamone originale, appartenuto al  tempio di Giove Olimpico.
Molti altri tra statuette, urne funerarie, monete d’oro, monili, ricostruzioni di piante antiche, utensili vari, armi e tanto altro compongono l’importante tesoro archeologico.
Adiacente alla museo sorge l'Ekklesiasterion, luogo in cui i cittadini erano soliti riunirsi per discutere i problemi della città e dello Stato. risalente al IV secolo a.C.. Presso di esso i Dall'orchestra (area circolare piatta) che si trova al centro, l'oratore di turno parlava all'uditorio. L'Ekklesiasterion poteva accogliere oltre 2000 cittadini che prendevano posto tra le 20 file di gradoni orizzontali, divise verticalmente in cinque cunei.  Era luogo di sacrifici a Zeus che venivano offerti prima dell'apertura di ogni sessione.

 

Monastero di Santo Spirito

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Monastero di Santo Spirito: il monastero di Santo Spirito è il più importante fra tutti i monumenti medievali di Agrigento. E' denominato dagli agrigentini "Bataranni" per le grandi dimensioni e per la sua grande fama. Da un corridoio, attraverso un portale si accede in un ampio cortile da dove si può ammirare l'incantevole facciata occidentale con le sue monofore e bifore divise da piccole colonne. Eccellente effetto di bicromia è dato dall'alternanza di pietra calcarea e di arenaria agrigentina che caratterizza l'architettura siciliana  dall'epoca normanna. Esso si articola su due piani. Al piano terra si trovano, la cappella, con al suo interno delle strutture trecentesche ed un arco chiaramontano, l'Aula Capitolare, alla quale si accede per mezzo di un portale ai cui lati figurano due ampie finestre bifore ed infine il grande Refettorio.
L'accesso al primo piano è dato dal grande portale situato vicino il centro della facciata. Per mezzo di scala interna si accede al Dormitorio destitato all'Abadessa e alla Priora. All'interno del Dormitorio si notano un soffitto di legno sorretto da archi a sesto acuto del seicento e una serie di nicchie destinate a ripostigli o a cappellette singole. Al suo interno sono anche presenti affreschi medievali che ricordano quelli dello Steri Chiaramontano di Palermo.

Nel 1916 il monastero fu ceduto dallo Stato al Comune con l'obbligo di destinarlo a sede di istituzione, per tutelarne la conservazione. Oggi il monastero è sede dei Musei civici e nei suoi locali è possibile ammirare un presepe di fattura artigianale, riproducente il centro storico con oggetti e mestieri dell'epoca, una mostra di abiti folkloristici, frutto di doni conferiti dai paesi ospiti durante le varie edizioni della Sagra del Mandorlo in Fiore alla città di Agrigento, una mostra etnografica, una mostra di coleotteri provenienti da tutto il mondo, un Crocifisso di legno ed uno di marmo e delle splendide ceramiche di cultura araba risalenti al periodo medievale.
  
 

San Calogero

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San Calogero: nonostante San Gerlando sia il Patrono di Agrigento (25 febbraio), grandiosi festeggiamenti sono riservati a San Calogero. Antiche tradizioni, leggende e profonda fede cristiana si fondono incredibilmente creando un'energia straordinario nei giorni compresi tra la prima alla seconda domenica di luglio. Si narra che il Monaco Calogero venne in Sicilia per diffondere la fede cristiana durante il periodo di pestilenza che colpì la città. Egli girava per la città raccogliendo il pane da dare ai poveri e che la popolazione, rifugiata in casa per paura di contagio, lasciava dietro l'uscio al suo passaggio. La profonda fede, molto presente nei confronti di San Calogero, si percepisce durante il perido del suo festeggiamento specie tra chi ritiene di avere ricevuto una grazia. Al "Santo Nero", ancora oggi a distanza di centinaia d'anni, la gente continua a lanciare del  pane al passaggio del pesante fercolo in processione.

Gli oltre cento devoti portatori si accalcano sotto la statua per accompagnarlo nella sua lunga traversata per le impervie vie del centro storico e ad ogni fermata i fedeli salgono ad abbracciare e baciare il Santo, asciugandogli il sudore con fazzoletti bianchi, pregando ed invocando le sue grazie. Durante la manifestazione, i devoti usano andare a piedi nudi dalla propria abitazione al Santuario a lui dedicato, vengono rappresentate graficamente le malattie e le disgrazie, si fanno indossare ai bambini le "vestine" bianche e si organizzano manifestazioni di carattere culturale.

 

Centro storico Agrigento

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Centro storico: il centro storico di Agrigento somiglia molto a quelli presenti nelle cttà nordafricane formati da  numerosi cortili e piccole vie. Numerose sono le edicole sacre e le chiese presenti al suo interno che conservano dei veri e propri tesori artistici di arte sacra. La Via Atenea è la strada dove gli agrigentini preferiscono passeggiare soffermandosi di tanto in tanto per un buon caffè, un gelato oppure qualche acquisto presso i negozi di vario genere che si susseguono lungo tutta la strada.

 

Cattedrale di Agrigento

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Cattedrale i lavori per la realizzazione della Cattedrale di Agrigento risalgono dopo l'anno 1000 per volontà del Vescovo Gerlando. Dopo 200 anni, durante il periodo di vescovado di Bertoldo De Labro, la chiesa venne intitolata a San Gerlando, patrono della Città dei Templi. Nel corso del tempo, all'interno ed all'esterno della struttura vennero apportate alcune modifiche ben riconoscibili per gli stili usati trai quali quelli Normanno, Gotico-chiaramontano, Rinascimentale e Barocco. Al suo interno si possono oggi ammirare affreschi e sculture di grande importanza artistica.

 

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